Nella tragica morte di Yara Gambirasio, l’ultima in ordine cronologico, come pure in quella di Sarah Scazzi ed in tanti altri fatti di cronaca (le gemelline svizzere Alessia e Livia Schepp, la bimba inglese Maddie McCann, Denise Pipitone, solo per ricordarne alcuni), ci si interroga.
Nella sua omelia, il parroco di Brembate Sopra, don Corinno Scotti, ha veramente colto nel segno: “c’è un orco tra di noi”.
Come nelle fiabe, in quelle fiabe che sin da piccolini abbiamo ascoltato con trepidazione, c’è un orco o una strega cattiva.
E come nelle fiabe, sia per la scomparsa di Yara che per quella di Sarah Scazzi, abbiamo trepidato sperando in un lieto fine, un lieto fine che per Yara e Sarah non c’è stato. Due vite giovanissime stroncate dall'”ORCO” o dalla “strega cattiva”.
Abbiamo imparato, se non lo avessimo imparato prima, che solo nelle fiabe c’è un sicuro lieto fine, e adesso sappiamo che nella vita reale spesso, molto spesso, esiste solo il dolore, un dolore sordo e sempre incombente come solo la morte di un figlio ti può procurare.
E nonostante tutto trepidiamo ancora, trepidiamo per le gemelline Alessia e Livia Schepp, che un papà “orco” ha forse sottratto alla vita, trepidiamo per Denise, trepidiamo per Maddie, trepidiamo ogni qualvolta alla cronaca si riaffaccia un “orco” o una “strega cattiva”.
Quante volte ci siamo scontrati pure con quella sensazione di impotenza che ci pervade? E quante volte abbiamo spento o cambiato canale nel tentativo di scrollarci di dosso l’angoscia che queste notizie ci procurano? E quante ci siamo sentito perfino sollevati per il fatto che il dolore non ci ha toccato personalmente?
Ma fino a quando?
Quando vedremo gli orchi e le streghe cattive messi in condizione di non nuocere.
Quando gli orchi e le streghe cattive moriranno, come nelle fiabe, pur senza ridare vita alle loro vittime.
Quando li vedremo finalmente appesi per il collo od arsi vivi nella pubblica piazza, a monito perenne nei confronti degli orchi e delle streghe cattive che in ognuno di noi si nascondono.
Quando smetteremo di pensare che è “possibile la rieducazione” degli orchi e delle streghe cattive.
Quando potremo permettere ai nostri figli di uscire la sera senza la trepidazione di vederli tornare violentati, stuprati o, peggio, di non vederli più tornare.
Quando smetteremo di pensare che nella fede possiamo trovare conforto per la morte di un figlio o di una figlia.