Molti non sanno che nel mondo ci sono, probabilmente, milioni di bambini in stato di abbandono.
E quando diciamo “bambini abbandonati” facciamo automaticamente, forse anche inconsciamente, riferimento ai bambini dell’Africa, quelli le cui immagini ci vengono più o meno quotidianamente propinati dai media.
Pensiamo quindi ai bambini denutriti, ai bambini ammalati di AIDS, ai bambini costretti ad eseguire i più umili lavori manuali ed addirittura ai “bambini-soldati” di certe parti dell’Africa od anche del Sudamerica.
Insomma, il riferimento è troppo spesso ai paesi sottosviluppati.
Mai e poi mai potremmo far riferimento, salvo non essere entrati in contatto con tale fenomeno per ragioni di varia natura, all’abbandono dei bambini che avviene anche nella nostra “civile e moderna” Europa e men che meno alla nostra Italia.
Invece non è così: Secondo uno studio del Centro Nazionale di Documentazione sull’Infanzia e l’Adolescenza (Istituto degli Innocenti), risalente al 1999 ma purtroppo di estrema attualità, in Italia vi sono circa 34.000 bambini “fuori dalla famiglia” (il che per la Legge NON equivale ad un abbandono e quindi non consente la condizione di adottabilità, con una percentuale come la seguente:
Problemi economici della famiglia di origine 43,6
Problemi relazionali con la famiglia di origine 32,2
Problemi abitativi della famiglia di origine 23,6
Problemi lavorativi di uno o dei genitori 19,4
Maltrattamento e incuria del minore 17,6
Problemi sanitari di uno o dei genitori 17,2
Problemi scolastici del minore 14,7
Problemi comportamentali del minore 13,0
Problemi giudiziari di uno o dei genitori 9,7
Decesso di uno o dei genitori 4,9
Violenza sessuale sul minore 4,4
Problemi sanitari del minore 4,4
Inadeguatezza genitoriale 3,4
Abbandono 2,6
Affidamento familiare fallito 1,2
Separazione 1,0
Inadeguatezza dell’ambiente socio-familiare 0,9
Conflittualità genitoriale 0,9
Altro 8,9
Eppure in Italia non è facile adottare un bambino, anzi.
Vi sono poi paesi supersviluppati, vere e proprie potenze mondiali sia in campo economico che militare (basti pensare alla Russia, al Brasile, al Pakistan, all’India), dove vengono spesi ogni anno miliardi e miliardi di dollari per gli armamenti e per il nucleare (sotto l’aspetto distruttivo-militare), ma ben poco per tentare di arginare il fenomeno dell’abbandono e ancora meno per l’assistenza ai bambini negli istituti/orfanotrofi.
Chi ha adottato all’estero, sa poi bene cosa voglia dire scontrarsi con la burocrazia in Italia e, peggio, con la burocrazia all’estero.
Perfino paesi come il Vietnam hanno una burocrazia davvero in contrasto con la necessità, la volontà od il desiderio dei bimbi di avere finalmente una mamma ed un papà. Non mi soffermo su altri paesi perchè non ne conosco i dettagli (ma basterebbe documentarsi).
Facendo poi riferimento alla Russia (per esperienza diretta) si potrebbe inoltre tranquillamente affermare che in quel paese il fenomeno delle adozioni, almeno quelle internazionali, è certamente e strettamente correlato alla criminalità.
Chi ha avuto esperienze adottive in quel paese non può non aver notato quanto gli fanno pagare l’affitto di un appartamento per il tempo necessario di permanenza richiesto: io personalmente pagai quanto sarebbe bastato per 2 anni in Russia e per un 1 anno in Italia in una città come Milano o Roma.
Solo che lo pagai in 20 giorni!
La traduzione di un documento non scendeva mai al di sotto dei 200-300 euro, un taxi preso da soli (a fidarsi!) per un tragitto di circa 5 Km costava intorno ai 400/500 rubli (circa 10 euro), ma se lo stesso tragitto lo facevi con la “referente” ti costava 5000 rubli!
Un tale businness non può essere sfuggito alle associazioni criminali, ed anche se la mia è solo una deduzione (per carità, come mi piacerebbe essere smentito dai fatti!) non è certamente priva di logica: dove ci sono soldi facili, dietro c’è sempre qualcosa di losco.
Non ci si può, tuttavia, esimere dal fare la stessa considerazione anche per le associazioni operanti in Italia alle quali, per Legge, la coppia che intende adottare all’estero deve rivolgersi.
Per quanto molte di esse si proclamino ONLUS o comunque NON a scopo di lucro, dietro la macchina organizzativa ci sono decine e decine di impiegati regolarmente pagati che non fanno certo questo lavoro a mo’ di volontariato.
Per non parlare poi dei dirigenti che sono profumatamente pagati.
Un’associazione NON a scopo di lucro è quella che conclude un bilancio annuale in parità (TOT entrate – TOT uscite), ma se nelle uscite ci mettiamo qualche centinaio di migliaia di euro per pagare profumatamente i dipendenti (segreterie, psicologi, dirigenti, telefonisti, traduttori, ecc. ecc.) ecco che il bilancio è fatto!
Ma tant’è…
Chi desidera adottare un bambino mette tutto questo in conto sin dall’inizio. Duole solo la riflessione che, anche quando si parla del diritto fondamentale di ogni bambino ad avere un futuro assicurato, ci si scontra con la logica del maledetto soldo…