Poiché la rappresentanza, per quanto concerne l’attività umana in genere, è suscettibile di significati diversi, comporta anche diverse accezioni nel campo del diritto.
Da questo la distinzione quanto al modo di intenderla nel diritto privato e nel diritto pubblico. Limitandoci ora a quest’ultimo, o più strettamente al diritto politico, anche a questo proposito bisogna indicare diversi significati.
Si tratta di determinare in che cosa consista la rappresentanza di una società politica. Ebbene, questa si può dare con diversi aspetti, nei quali lo stesso termine — “rappresentanza” — non è applicato in modo univoco, ma per analogia.
In primo luogo, ogni società organizzata politicamente è rappresentata dal potere. Questo dà a essa unità, pace e sicurezza. Unione morale e stabile di diversi individui in vista di un fine, la società richiede un’autorità per rendere effettiva la collaborazione di tutti secondo l’obbiettivo comune da raggiungere.
Il potere o l’autorità — la prima delle due espressioni sottolinea la forza o l’efficacia direttiva, la seconda il diritto o la superiorità morale — è un principio di unità sociale, che coordina l’attività dei singoli al conseguimento del bene comune.
A queste due espressioni corrispondono anche, rispettivamente, le idee di legalità e di legittimità: la legalità stabilita dal potere in condizioni di farlo, cioè di promulgare norme giuridiche e di esigere la loro osservanza; la legittimità dell’ordine legale, cioè la sua conformità ai princìpi superiori della giustizia e alla costituzione storica della società.
Bisogna aggiungere che la società politica è formata da diversi gruppi o società minori, ciascuno dei quali è retto da un’autorità. Sulle autorità sociali si esercita il potere dell’autorità politica, centro di unità e di coordinazione. Un’autorità, a capo di un determinato gruppo, lo rappresenta davanti agli altri.
È quanto accade a partire dalla prima delle società, la più naturale: il capofamiglia, nell’esercizio della patria potestà, la rappresenta.
Nelle società patriarcali questo potere si dilata, e il capofamiglia più anziano passa a rappresentare tutti gli altri gruppi familiari costituiti attorno a lui. Nell’ambito della società domestica vi è una sovranità che diventa poi la sovranità politica.
Presso i popoli moderni, l’autorità dello Stato rappresenta la comunità nazionale, e a essa si applica la nozione di sovranità politica, cioè l’attributo del potere supremo esercitato nell’ordine del bene comune di tutta la collettività e non nell’ambito di ciascuna delle società minori che la compongono.
Nel caso delle nazioni moderne, organizzate nella forma di Stato nazionale, il potere dello Stato rappresenta la nazione. Nel mondo antico della polis greca e della civitas romana, la società politica era rappresentata da coloro che governavano la città.
Nella società feudale del Medioevo, la sovranità politica si frammentò fra i proprietari terrieri, che esercitavano funzioni dello Stato, ma a poco a poco il potere del re andò prevalendo su tali poteri che impedivano l’unificazione.
Questa tornò a essere realizzata pienamente nelle monarchie assolute, quando il monarca poteva dire: “L’État c’est moi”, come i governanti di oggi possono dire: “L’État c’est nous”.
In concreto, lo Stato sono gli uomini al potere e, poiché la società vede garantita la sua unità di corpo politico dallo Stato, ne segue che il potere rappresenta la società come un tutto.