Come vi sentireste se, mentre siete in volo, vedeste improvvisamente una richiesta di aiuto dall’aereo sul quale siete imbarcati come passeggeri?
E’ quanto successo ad un certo Alan Medina Gonzalez, cittadino giapponese di origine messicana, quando il suo aereo della Compagnia Japan Airlines in volo dal Messico e diretto a Tokio, entrando in una zona di turbolenza, lo ha ridestato dal torpore in cui si era lasciato andare.
Alan aveva dormito praticamente da poco dopo il decollo, ma ad un certo punto gli scossoni dell’aereo determinati dalla turbolenza, non gli hanno consentito di continuare a riposare mentre faceva ritorno nella sua familiare capitale giapponese. Quindi cominciò ad osservare il panorama sottostante.
Ad un certo punto, mentre sorvolavano l’Oceano Pacifico, la sua attenzione venne attirata da una strana isola solitaria con una spiaggia sabbiosa ben visibile dall’alto e ben lontana dalle altre isole dell’Oceano. Alan decise di scattare una foto, solo per ricordo, e questa decisione avrebbe permesso di salvare una vita umana, o almeno di provarci.
La fotocamera del telefono di un cittadino giapponese è generalmente di qualità piuttosto elevata e questo gli ha permesso di ingrandire molte volte e ottenere una visione migliore del paesaggio dell’isola solitaria in mezzo all’oceano.
Sulla sabbia della spiaggia che gli era piaciuta, era esposta la parola “HELP“, una chiara richiesta di aiuto.
All’inizio, Alan non credeva che questo fosse davvero quanto immortalato dalla telecamera. Ma ha deciso di andare sul sicuro e di raccontare allo staff della compagnia aerea quanto aveva visto e fotografato.
L’informazione, presa in seria considerazione dall’equipaggio, venne immediatamente trasmessa al controllo di terra, mentre il Boeing della Japan Airlines era ancora in volo e ben presto un altro aereo venne inviato sull’isola per le verifiche necessarie. L’iscrizione si rivelò reale ed in seguito venne inviata una nave con una squadra di soccorso.
Purtroppo, non c’è un lieto fine per questa storia.
La scritta HELP era stata formata utilizzando molte pietre, tutte pesantissime ed i soccorritori stabilirono che non solo era semplicemente impossibile sollevare tali pietre per un uomo solo, ma anche che sull’isola vi erano chiare tracce della presenza di un uomo che vi aveva vissuto per qualche tempo. Le ricerche effettuate su tutta l’isola consentirono alla fine di rinvenire il cadavere di una persona, del quale non fu possibile stabilire l’identità
Eventuali suoi parenti non lo hanno cercato e non c’erano documenti che ne permessero l’identificazione.
Vennero rinvenute delle figure abilmente scolpite nel legno, segno che il naufrago (?) tentava di tenersi occupato.
Non sono stati trovati altri resti umani, o quanto meno tracce di presenza di altre persone, e quindi la storia di quest’isola rimane un mistero sia per la gente del posto che per la polizia giapponese.
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