Turandot è un’opera in 3 atti e 5 quadri, su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, lasciata incompiuta da Giacomo Puccini (morto il 29 novembre 1924) e successivamente completata da Franco Alfano.
Il soggetto dell’opera, ispirato al nome dell’eroina di una novella persiana, fu tratto dall’omonima fiaba teatrale di Carlo Gozzi, già oggetto di importanti adattamenti musicali.
Per maggior precisione, il libretto dell’opera di Puccini si basa, molto liberamente, sulla traduzione di Andrea Maffei dell’adattamento tedesco di Friedrich Schiller del lavoro di Gozzi.
L’azione si svolge a Pechino, «al tempo delle favole».
Nel palazzo imperiale di Pechino, vivevano l’Imperatore Altoum e sua figlia Turandot.
Questa, per vendicare la sua bisnonna che era stata uccisa dal marito, proponeva a tutti i principi che chiedevano la sua mano di risolvere tre enigmi: chi non ci riusciva veniva decapitato. Erano già stati uccisi dodici principi.
Al palazzo imperiale, un giorno, apparve Calaf, un principe ignoto che vista la bellezza della principessa se ne innamorò.
Proprio lì a palazzo Calaf aveva rincontrato dopo tanti anni suo padre Timur, diventato cieco e molto vecchio e la serva Liù, scomparsi durante la guerra dove avevano perso il trono.
Nonostante tutti, anche i tre consiglieri Ping, Pang e Pong cercassero di dissuaderlo Calaf decise di risolvere i tre enigmi… e ci riuscì.
La principessa si rifiutò di sposarlo, così Calaf le propose a sua volta un indovinello: entro l’alba lei doveva scoprire il suo nome.; se ci fosse riuscita lui sarebbe stato decapitato, altrimenti si sarebbero sposati.
Durante la notte Turandot catturò la schiava Liù e la torturò affinchè potesse svelargli il nome del suo padrone. La giovane per dimostrare l’amore che provava per Calaf si uccise.
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