Madama Butterfly – tragedia giapponese

Madama Butterfly

Madama Butterfly è un’opera in tre atti (in origine due) di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, definita nello spartito e nel libretto “tragedia giapponese” e dedicata alla regina d’Italia Elena di Montenegro.

Per la realizzazione del dramma Puccini si documentò senza sosta e minuziosamente sui vari elementi orientali che ritenne necessario inserirvi.

Tuttavia la sera del 17 febbraio 1904, al debutto al Teatro alla Scala di Milano, fu un clamoroso fiasco.

Considerato che la versione di Milano era poco differente rispetto a quella che sarà presentata poco dopo a Brescia, accolta trionfalmente e poi passata in repertorio, molti ritengono che attorno all’autore e all’opera fosse stato costruito ad arte un clima d’ostilità.

La trama narra di Pinkerton, ufficiale della marina degli Stati Uniti, il quale Sbarcato a Nagasaki, per vanità e spirito d’avventura si unisce in matrimonio, secondo le usanze locali, con una geisha quindicenne di nome Cio-Cio-San, termine giapponese che significa Madama (San) Farfalla (Chō), in inglese Butterfly, acquisendo così il diritto di ripudiare la moglie anche dopo un mese.

Così infatti avviene, e Pinkerton ritorna in patria abbandonando la giovanissima sposa.

Ma questa, forte di un amore ardente e tenace, pur struggendosi nella lunga attesa accanto al bimbo nato da quelle nozze, continua a ripetere a tutti la sua incrollabile fiducia nel ritorno dell’amato.

Pinkerton infatti ritorna dopo tre anni, ma non da solo: accompagnato da una giovane donna, da lui sposata regolarmente negli Stati Uniti.

E’ venuto a prendersi il bambino, della cui esistenza è stato messo al corrente dal console Sharpless, per portarlo con sé in patria ed educarlo secondo gli usi occidentali.

Soltanto di fronte all’evidenza dei fatti Butterfly comprende che la sua grande illusione, la felicità sognata accanto all’uomo amato, è svanita del tutto.

Decide quindi di scomparire dalla scena del mondo, in silenzio, senza clamore: dopo aver abbracciato disperatamente il figlio, si uccide con un coltello donatole dal padre.

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